SERIE C GIRONE C - Reggina, l'attimo fuggente

10.04.2019 13:38

 

 

Di Valerio Romito – Ricomincio da…tre. Tre come le lunghezze che, a quattro turni dal termine della stagione regolare, dividono la Reggina dall’ultimo posto utile per l’accesso ai play off: tre punti che, di fatto, su annulleranno al di fuori del terreno di gioco, per il combinato disposto tra il turno di riposo che ancora deve affrontare l’attuale decima classificata (Rende) ed il 3-0 di cui beneficeranno gli amaranto all’ultima giornata senza scendere in campo. Tutti calcoli che, giocoforza, passano però in secondo piano, almeno momentaneamente, alla luce dell’ennesima rivoluzione tecnica intervenuta dopo il disastro contro la Sicula Leonzio.

 

La gestione Drago è stata certamente sfortunata, ma anche oggettivamente deludente, per non dire fallimentare, da quasi tutti i punti di vista. Analizzarne le cause è un’operazione che può prestarsi a varie interpretazioni, tutte più o meno valide: realisticamente, il tecnico crotonese paga non solo la scarsa conoscenza della categoria, ma soprattutto la mancata capacità di adattarvisi, quantomeno nei tempi necessari (e pretesi) dalla società alla luce delle esplicite ambizioni riguardanti il salto di categoria. Ciò che ha colpito maggiormente al di là dei mancati risultati, alcuni dei quali effettivamente sfuggiti anche a causa di singoli episodi, è stato l’atteggiamento mostrato in campo, nonché la farraginosità di una manovra che non ha consentito quasi mai di orchestrare soluzioni offensive che non fossero lanci in area avversaria, situazione questa che è addirittura regredita nelle ultime apparizioni al cospetto di compagini “di categoria” e, paradossalmente, messa ancora di più in risalto dall’unico vero, nonché illusorio, lampo di gioco ammirato nell’ormai “famigerata” sfida con il Catania, vale a dire in una gara che, probabilmente, poco o nulla ha a che fare con il girone meridionale della terza serie.

 

Si torna dunque al passato (recente), in un vortice di interrogativi che riguardano la bontà delle decisioni intraprese, dubbi che hanno certamente attanagliato la stessa società durante la lunga riunione post partita, al termine della quale è scaturita la decisione sul cambio tecnico, dubbi che ancora, in questi minuti, coinvolgono tutto l’ambiente: dando per scontato che, evidentemente, il progetto Drago non ha convinto nemmeno in prospettiva di un progetto a lungo periodo, nonché il fatto che richiamare Cevoli fosse l’unica soluzione realmente percorribile a meno di un mese dal termine del campionato, non ci si può non domandare quali siano, nell’immediato, le aspettative societarie sull’esito dell’attuale stagione, e quali le motivazioni di un allenatore richiamato, apparentemente, più per esigenze contrattuali che per chiara convinzione.

 

A parere di chi scrive, abbandonare le residue possibilità di prolungare la stagione, operazione, come visto, difficile ma tutt’altro che impossibile, sarebbe un errore ingenuo, viste le potenzialità certamente ancora inespresse dell’organico, e l’entusiasmo di un ambiente che, nonostante tutto, può ancora risultare determinante, soprattutto in un contesto di spareggi-promozione, seppur lungo e tortuoso. Allo stesso modo, crediamo che, al di là degli scetticismi fisiologici, Cevoli abbia un’occasione irripetibile per cogliere l’attimo non solo ai fini di un riscatto personale, ma soprattutto in un’ottica futuribile in seno alla stessa Reggina, qualora si riesca ad ottenere il massimo possibile dal poco tempo a disposizione, e sperando, magari, che lo “stellone” che ha assistito, in qualche occasione, il tecnico sanmarinese, possa tornare a sorvolare sulla squadra nell’arco dei circa 270 minuti ancora da disputare. Ben sapendo, ora più che mai, che i margini di errore sono pressoché esauriti.

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