SERIE C - Reggina, le discese ardite e le risalite

02.02.2019 19:31

 

Di Valerio Romito – “E quindi uscimmo a riveder le stelle”: l’uso “indegno” di una citazione del grande poema dantesco è comunque adatto a riassumere, in poche parole, ciò che hanno vissuto la Reggina ed i suoi tifosi nel corso dell’ultimo mese, che già sull’orlo del precipizio poco prima di Natale, sono stati letteralmente catapultati in una situazione che neanche il più ottimista si sarebbe mai azzardato neppure a sognare.
Diciamoci la verità: nessuno poteva immaginare, in virtù di segnali assolutamente poco incoraggianti provenienti dal territorio e dal tessuto imprenditoriale locale, l’uscita dal cilindro di un imprenditore romano che, in onore delle sue origini calabresi, ma probabilmente grazie soprattutto al “suggerimento” di un direttore generale tifoso amaranto, si sarebbe premurato in pochi giorni non solo di garantire la sopravvivenza del club, messa in serio pericolo da situazioni debitorie ed istanze giudiziarie, sui cui reali fini ancora oggi coltiviamo qualche dubbio, ma addirittura di lanciare prospettive che alle nostre latitudini rappresentano un inedito assoluto, considerando che anche negli anni d’oro della Reggina Calcio i risultati, splendidi ed indimenticabili, erano giunti ogni oltre più rosea aspettativa iniziale.
Si è da poco chiuso un mercato faraonico in cui il DS, forte di una disponibilità economica ampiamente adeguata, non ha avuto difficoltà a convincere calciatori di indubbia caratura tecnica assoluta per la categoria, allo scopo di rinforzare un organico che, è bene ricordarlo, anche prima dell’avvento di Luca Gallo aveva comunque dimostrato di possedere valori importanti, ma che alla luce dei nuovi innesti assume una dimensione differente, ponendosi al fianco delle grandi “corazzate” del girone con l’obiettivo esplicito, anzi quasi “urlato”, di competere da subito per il salto di categoria, anche se realisticamente attraverso la lotteria dei play off. Parallelamente, anche la riapertura della campagna abbonamenti, il cui effetto sta producendo di fatto il raddoppio delle tessere sottoscritte in estate, funge da chiaro sintomo della rinascita di una passione forse troppo inopportunamente sopita: al di là di tutti i discorsi che si possono fare sulla necessità che il sostegno arrivi più nei momenti di difficoltà che in periodi di vacche grasse, il buon senso impone di cogliere comunque il lato positivo, mettendo al bando ogni tipo di polemica che rischierebbe di rovinare un magic moment che invece va assolutamente alimentato e sospinto, unito alla considerazione che, comunque, ogni mondo è paese, e da che mondo e mondo il seguito di una squadra è direttamente proporzionale ai risultati ottenuti. E ci si permetta, infine, di far notare come l’ormai ex proprietà, con tutti i limiti fisiologici relativi a disponibilità economiche ed al netto di probabili errori commessi, abbia di fatto garantito quella visibilità, data dal palcoscenico della terza serie italiana, per nulla scontata tre anno fa se si pensa che altre realtà con eguale blasone tutt’ora annaspano nelle paludi del dilettantismo, consentendo alla squadra di risultare “appetibile” ai nuovi mecenati del calcio reggino.
Godiamoci dunque questa Reggina versione 3.0, che al di là di ciò che riuscirà concretamente a raggiungere, ha già da subito ottenuto l’effetto di ricompattare un ambiente fino a ieri diviso, rancoroso o, peggio, agnostico ed indifferente, per far sì che la città, come già accaduto in passato, possa riconoscersi nella propria squadra alla ricerca di un riscatto, oltre che sportivo, anche sociale. E quale migliore banco di prova potrebbe essere il derby di domenica pomeriggio, già “acceso” in questi giorni da schermaglie campanilistiche più o meno lecite, al cospetto di un avversario che non ha mai nascosto le sue ambizioni, dimostrandolo sul campo, ma che potremo affrontare, comunque vada, ad armi pari. Ed anche questa è un’altra vittoria.

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