SERIE C GIRONE C - Reggina, quando la sostanza diventa forma

18.04.2019 21:27

 

Di Valerio Romito – Gli episodi, quelli belli: il ritorno al successo della Reggina in una gara che già dai primi minuti di gioco lasciava intendere che un risultato ad occhiali difficilmente sarebbe stato evitabile se non in presenza, appunto, di un evento decisivo (nell’uno o nell’altro verso) rilancia, come era facile prevedere, concretamente le ambizioni amaranto di classifica, con l’ultimo posto utile per l’accesso ai play off ad un tiro di schioppo.

In settimana avevamo auspicato un redivivo aiuto dalla buona sorte, scomparsa dai radar nostrani da diverse settimane, e certamente non si può negare come vincere all’ultimo respiro, in qualsiasi situazione avvenga, non può prescindere dalla presenza di un pizzico di fortuna, tenendo però ben presente il fatto che i tre punti siano comunque ascrivibili ad un certo merito, seppur tutt’altro che straripante: basti pensare che, tra le pur rare (ed equivalenti nel numero) occasioni di entrambe le squadre, è innegabile che la più clamorosa fosse capitata nei piedi reggini qualche minuto prima della marcatura decisiva, e senza omettere come manchi, abbastanza chiaramente, un rigore su Kirwan. Per i giudizi estetici meglio cercare altrove, non essendo né il luogo né il momento utile.

Bisogna dare atto a Cevoli di aver capito che a tre partite dal termine della stagione regolare, il pragmatismo deve avere prevalenza su qualsiasi altra qualità, posseduta o ricercata che sia, in un momento in cui qualsiasi alchimia tattica che pretendesse di mutare il dna della squadra risulterebbe fine a se stessa, e dunque poco utile al risultato: d’altronde abbiamo già avuto modo di evidenziare come probabilmente sia stata proprio un’eccessiva ricerca del cosiddetto bel gioco, che nel girone meridionale della serie C italiana non può essere garanzia di successo, né immediato né finale, che abbia determinato il fallimento dell’interregno di Massimo Drago, quanto lo sono invece la compattezza e la determinazione: la gestione dei minuti di recupero, dopo il preziosissimo vantaggio, operata da Strambelli e compagni, tale da non consentire nemmeno la più semplice delle giocate ai locali al di là della propria tre quarti, può essere a ragione considerata  una degna rappresentazione di tale concetto.

Inutile dunque avventurarsi dentro calcoli statistici o strategie di qualsiasi sorta: per uno scherzo del calendario, che ha deciso di infarcire gli ultimi turni di una serie quasi infinita di scontri diretti tra le compagini stagnanti a metà classifica, ciascuno sarà presumibilmente padrone del proprio destino, per cui appare decisamente pleonastico evidenziare come lo scontro del sabato di pasqua rivesta la stessa importanza che ha avuto la gara di Cava dei Tirreni, alla stregua di uno scontro da dentro-fuori, nonché sottolineare come la Casertana sia avversario tra i più ostici, dotato di una batteria offensiva piuttosto impressionante, ed anch’essa rinfrancata da un successo ottenuto in rimonta nell’ultimo turno. Ma sono tutte considerazioni che lasciano il tempo che trovano, con i valori assoluti, di cui sono oggettivamente dotate entrambe, che cedono il posto all’estemporaneità della forza e della voglia di prevalere che i ventidue in campo saranno in grado di tirare fuori.

Ci si consenta una chiosa su quanto, nel contesto societario tra i più incerti ed imprevedibili della storia amaranto, sta avvenendo in questi giorni: lungi da noi anche cercare di analizzare intuizioni ed errori del compito svolto, o men che meno cause ed effetti delle dimissioni rassegnate dall’ormai ex DG Vincenzo Iiriti: ci piace solo ricordare, così come raccontato dagli stessi protagonisti, che senza l’intercessione dell’avvocato originario di Bova, probabilmente oggi non saremmo qui a scrivere e parlare di prospettive, sogni, rigori ed occasioni da gol, e che, senza bisogno di imprese eroiche o vittorie mirabolanti, la storia di un piccolo club calcistico può essere influenzata anche in pochi mesi. Ad maiora. 

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