SERIE C - REGGINA: FALSA PARTENZA

20.09.2018 21:05

di Valerio Romito - 136 giorni: tanto abbiamo dovuto attendere per rivedere una gara di campionato della Reggina, se escludiamo gli “antipasti” estivi di Coppa Italia; considerato che in altre occasioni la pausa estiva era significativamente più breve (l’anno scorso, ad oggi, si erano disputate già 4 giornate) è facile comprendere la grande attesa, esplicita o celata che potesse essere, da parte dei tifosi, anche a fronte di neanche troppo velati propositi, se non di gloria, quantomeno più ambiziosi rispetto al recente passato, e nonostante i vertici del calcio, a qualsiasi livello e latitudine, facciano di tutto per cercare di minare definitivamente la passione verso il calcio nel bel paese.

E proprio in virtù di tali rinnovate aspettative, nonché dello start ritardato, che la batosta subita martedì sera in quel di Trapani può essere definita fragorosa: vero è che gli amaranto, dalla costituzione della nuova società, hanno instaurato la poco piacevole “consuetudine” di lasciare agli avversari tutta la posta in palio ad inizio stagione, ma le modalità con cui quest’anno si è usciti sconfitti all’esordio stagionale lascia più di qualche perplessità, proprio alla luce dei buoni auspici che hanno accompagnato il lunghissimo precampionato dei nostri.

È bene specificare, in premessa, quanto sarebbe pericoloso e controproducente avviare processi sommari nei confronti di squadra e tecnico a fronte di un stagione che sarà lunghissima ed in un contesto, è bene ricordare, ancora non definito in attesa che le pronunce dei tribunali sportivi e non si degnino, speriamo prestissimo, di fornirci un quadro definitivo del campionato (e degli avversari) che andremo ad affrontare. Anzi ben venga, paradossalmente, la scoppola patita, in un momento in cui nulla è irreparabile, cercando di trarre quante più indicazioni possibili ed utile a trarre i giusti rimedi.

Innanzitutto per Cevoli, a cui crediamo possano essere ascritte le maggiori responsabilità della sconfitta, già a partire dalla formazione schierata: in un undici di partenza che già vedeva le assenze fondamentali (ed in pochi lo hanno evidenziato) di Conson, Salandria e del lungodegente Viola, rinunciare dall’inizio a Sandomenico e Zibert, che in questo momento appare più pronto fisicamente rispetto a Petermann, ha significato di fatto svuotare la squadra in termini soprattutto di esperienza, in quanto l’unico “anziano” in termini anagrafici e di presenze in campo poteva essere considerato Maritato, mentre per altri addirittura si trattava della prima assoluta tra i pro.

Va inoltre analizzato l’atteggiamento, e con esso la tenuta mentale, di una compagine che nelle ultime due uscite ufficiali non solo ha incassato ben sei reti, oltretutto in lassi di tempo piuttosto ristretti, ma che ha visto in entrambe le occasioni contrapporsi, ad un inizio promettente fatto di pressing e compattezza, un improvviso sfilacciamento tra i reparti ed un conseguente allungamento della squadra che non è certo compatibile con un 4-3-3 ben eseguito. Se poi aggiungiamo gli errori individuali dalla cintola in giù, di cui alcuni davvero marchiani, ecco che risulta fisiologico far scattare un campanello d’allarme a cui, ne siamo certi, un tecnico attento e  scrupoloso come l’ex Renate presterà la dovuta attenzione, anzi traendone spunto per immediati (speriamo) correttivi, siano essi tattici che mentali.

Ed il calendario “accelerato” ci dà subito, per fortuna, una pronta occasione di riscatto, stavolta in casa, con il Bisceglie: guai a sottovalutare i pugliesi, che nonostante i disastri societari possano far credere di essere quasi vittima predestinata del girone, al primo turno hanno invece mancato il successo solo a pochi istanti dalla fine del tempo. Urge comunque, al di là dell’avversario, una presa di coscienza generale: si ponga fine ad esperimenti vari e si arrivi a scelte precise, mettendo al bando gli individualismi per badare al sodo, ma mantenendo il coraggio delle idee e, nonostante tutto, quel pizzico di sfrontatezza (non supponenza, si badi bene) di cui l’ambiente ha certamente bisogno.

 

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