SERIE B - CROTONE, parla Stroppa: "Non vediamo l'ora di andare in campo. Caso Chievo? Un'ingiustizia..."

26.07.2018 11:54

Il Crotone deve mettere, per iora, da parte il sogno della riammissione in A e concentarsi sul campionato di serie B. Giovanni Stroppa, tecnico dei pitagorici, ha parlato a Gazzetta dello Sport del lavoro del suo team in vista della prossima stagione:

"Certo è amareggiato ma non abbattuto, anzi. Il neoallenatore del Crotone Giovanni Stroppa è carico come una molla nel giorno in cui il Tribunale federale nazionale ha dichiarato l’improcedibilità del deferimento nei confronti del Chievo, che tradotto significa mancata riammissione dei calabresi in Serie A, anche se tra il 6 e 10 agosto ci dovrebbe essere un nuovo processo, con sentenza prima dell’inizio del campionato. «Non vedo l’ora di andare in campo con la giusta cattiveria – attacca Stroppa –, per sfogare la delusione per una risposta della giustizia sportiva che sembrava ormai scontata. La mia risposta sul campo sarà invece la solita, considerato il mio percorso sportivo, e l’ho già detto alla squadra: voglio che tutto ciò si trasformi in energia positiva. Deve essere uno stimolo in più per arrivare in A con le nostre forze, siamo una squadra molto competitiva, lo era già l’anno scorso, con in più, ora, un doppio senso di rivalsa, per i fatti di oggi e una retrocessione che ancora brucia».

Vrenna-Ursino è un binomio vincente. Il Crotone è una grande famiglia?

«Sì. E la mia scelta professionale ne è la conseguenza: una società che lavora insieme da tanto tempo è una garanzia: ti offre progettualità, condivisione, gioie sportive ma anche quelle vicessitudini che ti fortificano».

Qual è l’identità che Stroppa darà al Crotone?

«Basta andare a vedere il Foggia (col 3-5-2, ndr ). O più indietro il Südtirol, sebbene con visibilità differenti. Se il Crotone mi ha scelto è perché ha visto che tipo di identità posso dargli».

La rosa è già competitiva?

«Sì nella sostanza, ma non nei numeri. Siamo stati ovviamente alla finestra per la vicenda Chievo. E va bene così... ma ora ci stiamo mettendo sotto per avere la possibilità di lavorare con un organico completo».

A proposito di mercato, state spingendo sui giovani: oggi (ieri, ndr) annunciati Marchizza e Garattoni, entrambi del 1998.

«Il diesse Ursino ha un gran talento per scovare giocatori di prospettiva, il suo curriculum non lo scopro di certo io. I giocatori li prendiamo insieme, stiamo lavorando bene in sintonia».

Anche l’attacco è «green», con il serbo Markovic e Kargbo della Sierra Leone, classe 2000 e 1999, 13 insieme nelle prime due uscite.

«Per carità, non prendiamo in considerazione queste partite (contro Prima e Seconda categoria, ndr ), perché davvero servono solo per staccare la spina dei carichi di lavoro. I giovani e i brevilinei entrano in forma prima. E comunque fa piacere fare gol, a loro come a me. Ma vedremo se meriteranno di essere presi in considerazione, in rosa ho attaccanti importanti».

Mentre a centrocampo il jolly è Benali, vista la sua grande duttilità tattica: come lo schiererà?

«Al momento lo sto sperimentando da play, centrale davanti alla difesa, ha requisiti tecnici e fisici adatti: tempi di gioco, semplicità nelle giocate. Ha fatto anche l’esterno o la mezzala, mi fornisce opzioni».

Le altre retrocesse, Verona e Benevento, molto attive sul mercato: sono le favorite per tornare su?

«Entrambe hanno preso giocatori mirati, di categoria, perché la B non si vince con i nomi. Ci metto anche la Cremonese, che ha acquistato pezzi pregiati in questo senso. E il Brescia di Donarumma. Occhio anche alle neopromosse, che amano fare scherzetti, vedi il Parma, quasi il Venezia l’anno scorso, il Benevento due stagioni fa, il Carpi tornando più indietro. La B non dà certezze.

Chiudiamo con una punta di nostalgia, il suo doppio cuore rossonero sanguina un po’...

«Per il Foggia mi dispiace ma allo stesso tempo penso fosse una sanzione preventivabile. Ringrazio società e calciatori perché nelle difficoltà ho potuto dare il meglio come allenatore. Il Milan spero ritorni “in cima al mondo” come diceva Berlusconi: una squadra di proprietà di un tifoso forse dà qualcosa in più...».

 

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